“Solo una cosa non è vana: la perfezione sensuale dell’istante.”
(Nicolás Gómez Dávila, “In margine a un testo implicito”, 1977/92)
Le illustrazioni di Debora Guidi,
che questa volta gli spazi di Officina 15 accolgono, sono tratte dalla serie
“Attimi”. La Guidi comincia la propria ricerca con supporti e mezzi semplici,
da matita su carta, per scansionare poi digitalmente carte trovate in rete o
antiche.
In “Attimi” un’atmosfera
evanescente, tenue dai toni pastello, per lo più carne, rosati ci attende in un
susseguirsi di azioni sognanti, dove personaggi femminili a matita, privi di
colore, audaci, si susseguono in rocambolesche pose.
La stessa Guidi definisce con
queste parole la serie di lavori, con un’intuizione, una brevità semantica
concisa e malinconica:
“Alcune sensazioni passano in un attimo,
quasi fatichi a riconoscerle.
Altre mettono radici
e ti parlano,
per giorni,
sottovoce.”
“Attimi” è proprio costellato da
un tratto leggero, sottile, elegante, esile che sottovoce si muove nella
profondità di un racconto che oscilla tra un’interiorità soffice e un’alterità
talvolta ostica.
Con una precisione quasi zen, le
illustrazioni della Guidi traggono spunto da un’armonia e una leggerezza di
matrice orientale, senza troppi dettagli o disturbi visivi, senza prospettive
complesse, i protagonisti si ritrovano letteralmente a fluttuare in un ambiente
che è puro colore, puro essere, pura cosmogonia ineffabile.
“Attimi” promette di raccontarci
qualcosa non svelandocene la fine, sono impressioni, coincidenze dello sguardo,
istanti, appunti e appuntamenti con il proprio sé e il mondo, sono dichiarazioni
in un taccuino ricamato tra gli interstizi di un’attesa, che essa sia una crescita
personale, un incontro, un amore disilluso.
Bolle di sapone, piante,
abbracci, farfalle, luna, lampade, meduse, struzzi, panni appesi, pietre,
rubinetti, foglie, finestre, barchette, clessidre. L’enumerazione di oggetti
irrisolti si fondono ad altrettanti corpi giovani, adolescenziali, femminili
pronti ad una continua ed infinita mutazione del sé in relazioni agli altri.
Tutti i (s) – oggetti coinvolti
però hanno una comune origine nel rapporto con il tempo, con il cambiamento,
con lo scorrere infinito dell’esistenza. Un rapporto con la natura e
conseguentemente con la proporzione delle cose e dei sentimenti. I personaggi muliebri di “Attimi” si misurano
letteralmente ibridandosi confondendosi con entità quotidiane. “Attimi”
incontra dapprima il tempo che se ne va, e poi l’impercettibile ostinazione con
la quale cerchiamo di comprendere questa eterna mancanza.
Fitte trame trasparenti si
alternano in piccoli segni a matita che diventano corpo nebuloso, cosmico, alla
Guidi affascina un ricamo esistenziale fluttuante, sospeso, che esso sia il
pattern di una abat-jour, di un indumento, di ali di farfalle, piume o membrane
di meduse, non ha importanza, tutto fa parte di un decoro invisibile, intimo e delicato,
come una carezza su una pagina di carta pregiata.
La Guidi con il suo tratto sfiora
le intense brevità di un’ esistenza sospesa tra un surrealismo di matrice ‘magrittiana’
divertente e trasognante e un surrealismo più intenso, più reale, più acuto,
crudo e femminile, tagliente alla Frida Kahlo.
La peculiarità risiede
nell’osservare e osservarsi riuscendo a fondere educatamente realtà e finzione,
concretezza e astrazione, realtà ed illusione.
“Attimi” diviene un diario
femminile irrisolto, complesso, prismatico, con la volontà e la promessa di
abbandonarsi a questo alone di mistero e fascino proprio dell’incerto che
nell’illustrazione diviene il colore di una carta antica, incontrata quasi per
caso.
L’erotismo e la sensualità
accennata in questi attimi illustrati, mettono appunto in luce, l’importanza di
un corpo vivo, di una vibrante bios in perenne mutazione, di una fragilità
umana che da urgenza intima diviene un manifesto decantato a filo di voce,
sussurrato per non disturbare questi micro-macro sogni ad occhi aperti.
“Se il tempo deve finire, lo si
può descrivere, istante per istante, - pensa Palomar, - e ogni istante, a
descriverlo, si dilata tanto che non se ne vede più la fine.” (Italo Calvino,
“Palomar”, 1983)
Federica Fiumelli
#ArtOFF è un progetto di
promozione artistica nato all’interno dell’ Ass.ne culturale Officina15 che ha
l’intento di avvicinare e sensibilizzare la comunità nei confronti dell’arte e
della fruizione delle opere. Attraverso una programmazione di dieci mesi che vedrà
susseguirsi una serie di mostre su artisti differenti. Vogliamo innescare la
curiosità di osservare, di scoprire, di interagire con l’arte attraverso
laboratori, discussioni con gli artisti, visite guidate, video ed eventi.
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