Nato a Bologna nel 1976. Si laurea in Urbanistica
contemporanea nel 2005.
Ama da sempre la sperimentazione e l'interazione di
pittura, arte, fotografia e bigiotteria ed è fondatore dello Spazio Omniae a
Riola. "Di legno e di cenere" è il progetto visivo che dal 2016 ha
scelto di presentare e raccontare, oltre che essere il titolo del disco di
Roberto Vitale con il quale Usai condivide la passione artistica, i due infatti
sono fonte d’ispirazione reciproca per i propri percorsi artistici e
professionali.
“Non i
filosofi, ma coloro che si dedicano agli intagli in legno e alle collezioni di
francobolli costituiscono l’ossatura della società.”
Aldous Huxley, Il mondo nuovo, 1932
Massimiliano Usai è un artista sensibile alle
proprie origini, alle proprie radici, un osservatore e conservatore, oserei
dire curatore del proprio territorio.
Alla ricerca di materiali essenziali, i supporti
che predilige sono concreti, fisici, poveri, trovati, i pezzi di legno che
raccoglie di volta in volta nel suo vagare inquieto e curioso sono multiformi e
irregolari, hanno diverse dimensioni, ma
soprattutto appartengono come pelle ai luoghi nei quali l’artista vive o
viaggia.
I supporti lignei che Usai elegge sono corpi
grezzi, scheggiati, vissuti, consunti, sono già di per sé scenari preziosi e
irrisolti come i soggetti che vanno ad ospitare.
Che siano paesaggi lagunari o di montagna, che
siano corpi maschili o femminili, l’artista interviene con necessità, con
urgenza facendo sempre dialogare la materia: pittura, fotografia, cenere o
cera, con il supporto in legno e con la profondità del soggetto che coniuga ad
un sentire vivace, attento, profondo mai stanco, onirico.
Le immagini fotografiche che Usai scatta o trova in
rete, come la serie dedicata a soggetti pornografici, vengono, attraverso un
accurato procedimento tecnico, impressionate sul legno, traslando così
materialmente e concettualmente. L’immagine fotografica perde la propria
definizione, l’abbandona, si spoglia, per scivolare sul rugoso supporto ligneo,
diventando così un’impressione pittorica, sussurrata, delicata, quasi
accennata, abbozzata, irrisolta, vaga ed etera come un eterno sognare.
I personaggi diventano altro nello spazio
immaginifico della pittura, soprattutto nella serie sopracitata, dove il
contesto a carattere erotico-ludico perverso e talvolta kitsch viene
abbandonato, il porno viene eroso, bruciato, letteralmente oscurato per
divenire e risorgere nei confini di altre immagini, seducenti, intime, nudi
dolci, privi di malizia.
I paesaggi naturali invece, appartengono ad un
immaginario comune per chi abita queste antichi appennini, e fin da subito
l’osservatore riconosce e si riconosce in quei luoghi silenziosi, immensi e
soavi, i profili montuosi e lagunari dipinti da Usai divengono profili
corporei, astratti, informali, densi di memoria personale e storica.
Le montagne e i laghi dipinti vengono sottratti da
dettagli inutili e quello che ne rimane sono grumi di materia vitale. I
depositi materici sono depositi di memoria, evocativi, risultati di
combustioni, erosioni, processi chimici-alchemici, nei quali la materia si
trasforma, muta come corpo incandescente. Il formato orizzontale inoltre ci
riporta ad un taglio fotografico di memoria paesaggista, dove Usai trae forza
come un eco, un richiamo.
“Natura Naturans” per citare un grande pensatore
moderno come Giordano Bruno, nei paesaggi di Usai, ciò è percepibile più che
mai, l’idea di una natura panteistica, genitrice, divina, totalitaria,
avvolgente, immersiva, fuori da ogni logica, potente e inaferrabile, ma anche
melanconica, tarkoskiana, indistinta, bagnata di memoria e bellezza.
In un giorno qualunque, come nei testi del
musicista Roberto Vitale che accompagna fortemente la poetica di Usai, ci
ritroviamo in un immaginario fortemente autoriale, personale, all’interno di un
autoritratto – ritratto.
Ma Usai riesce a coniugare il micro al macro,
legando, connettendo il proprio sguardo allo sguardo del mondo.
Ma perché proprio il legno?
“Il legno è
materia nobile e strana, non è più terra e carne non è ancora; è come il latte
che non è sangue ma è già più che acqua.”
Luigi Santucci, Volete andarvene anche voi?, 1969
Il legno diviene così uno strumento laico e profano
allo stesso tempo, carico di mistero e fascino, un supporto evocativo che
invita l’osservatore oltre che allo sguardo, al tatto.
Le combustioni e la cenere che Usai Utilizza nelle
proprie tecniche lavorative ci riconducono ad un’idea di arte che non ha paura
a mostrare i propri meccanismi, i propri procedimenti e decadimenti, non a caso
lo stesso artista cita un’importante dichiarazione di Gilberto Zorio: “Aspiro a un’arte che non sia fissata in una
forma, che si apra all’imprevisto, che agisca.”
Tanti gli artisti ai quali Usai deve la propria
formazione e ispirazione, tra tutti Mimmo Rotella che con la famosa tecnica del
dècollage lo ha portato ad esplorare vari supporti di e da strada, celebrando
un’estetica “sporca”, irregolare, tra colla e materiali da recuperare. Come non
pensare invece alla fotografia di Francesca Woodman, per la condivisione di
atmosfere sfumate, talvolta scure, intime, profonde e fantasmagoriche, dove il
corpo diviene metafora di un’esistenza complessa ma meravigliosa; alla pittura
del tedesco Anselm Kiefer per la densa e corposa materia depositata sulla tela.
E ancora non di ultima importanza il silenzioso dialogo con il vicino (non solo
geograficamente) Giorgio Morandi, per la terrosità della scelta tonale, per lo
sguardo sempre pronto e attento ai paesaggi natii, per la dedizione con quale
il silenzio, ma soprattutto una certa atmosfera vengono evocati tramite il
gesto pittorico.
La quotidianità romantica e fisica che Usai ci
restituisce nei suoi lavori e la forte manualità che accompagna il suo fare
artistico lo caratterizzano, distinguendolo nel vasto panorama contemporaneo
per la sensibilità che dedica alla ricerca, al tempo di esecuzione. Esecuzione
perché i pezzi pittorici di Usai vanno osservati e ascoltati, toccati
esattamente come se fossero brani musicali, vanno eseguiti nello spazio
effimero della memoria lasciando che i sensi trovino forma e melodia.
Usai è un’artista che ama pesare all’arte come
qualcosa di sinestetico, di totalizzante, dove i vari medium possano dialogare
tra loro in maniera spontanea, e ciò lo rende estremamente contemporaneo,
allineato in questo nostro tempo che sfugge.
Federica Fiumelli
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