“L’opera diviene contemporanea quando viene collocata nella realtà” parola del duo artistico Bianco – Valente,
Giovanna Bianco (Latronico, 1962) e Pino Valente (Napoli, 1967).
Memoria, linguaggio, percezione, relazione. In coppia dal 1994, avviano
insieme una ricerca artistica che si basa sull’analisi dei fenomeni
legati alla visione e alla percezione. Affascinati dal concetto di
dualità corpo-mente, in cui il corpo è inteso come struttura “finita”
nello spazio e nel tempo mentre la mente – con il suo portato di
informazioni, emozioni, ricordi – si presenta immateriale e sfuggente,
Bianco-Valente si avvalgono di stimoli provenienti da ogni campo (dalle
scienze pure all’astrologia e alla letteratura) per realizzare video e
installazioni che indagano i processi di funzionamento cerebrale.
Ancora più interessante se la dualità
corpo-mente non è più relegata esclusivamente alla carne, ma potrebbe
presto estendersi a entità coscienti artificiali fatte di plastica,
metallo, silicio e stati elettrici.
Si sono così interessati alle relazioni
fra il naturale e l’artificiale, a come entità artificiali siano in
grado di produrre fenomeni che noi percepiamo come naturali.
L’immaginario ricorrente dei loro lavori sono i “mindscapes”, visioni distorte e dai colori alterati della natura, quasi a voler fissare, sulla tela, una sorta di immagine mentale.
L’immaginario ricorrente dei loro lavori sono i “mindscapes”, visioni distorte e dai colori alterati della natura, quasi a voler fissare, sulla tela, una sorta di immagine mentale.
Da quanto tempo fate gli artisti e quali differenze notate fra i vostri esordi e oggi ?
Le nostre prime opere sono del 1996 e da allora alcune cose sono molto cambiate. Sembra tutto più appiattito. Con l’avvento dei social media, poi, nessuno ha più il coraggio di esprimere una critica sul lavoro degli altri.
Sembra di vivere in una melassa lattiginosa che rende tutto lucente, che tutto frammenta e tutto assorbe.
Quali tematiche trattano i vostri lavori e che progetti avete in programma?
L’evoluzione dei modelli di interazione
tra le forme di vita, la percezione, la trasmissione delle esperienze
mediante il racconto e la scrittura.
Tra gli altri progetti, saranno almeno
tre anni che abbiamo in mente di produrre un’opera video sul tema
dell’impermanenza, e proprio in questi giorni sentiamo che è giunto il
momento di metterci mano.
Come vi rapportate con la città in cui vivete?
Niente di speciale, dopo aver girato il
mondo in lungo e in largo siamo assolutamente convinti che Napoli è il
miglior posto sulla faccia della terra dove poter vivere, la brutta
notizia è che allo stesso tempo è anche il peggiore.
Cosa pensate del sistema dell’arte contemporanea?
Non crediamo esista una qualche forma di
organizzazione del contemporaneo in Italia, l’ottanta per cento delle
mostre nelle gallerie e nei musei sono di artisti stranieri formatisi in
altri contesti. Questo non succede nei paesi dove la cultura è un bene
diffuso e dove esiste un minimo di progettualità a lungo termine. Se
leggi i nomi degli artisti invitati alle varie biennali estere degli
ultimi anni, capisci che stiamo pagando tutto e lo stiamo pagando caro.
Tutto questo ricorda un po’ le parabole
dei vari dittatori africani, che guardando solo ai propri interessi
personali vendono per quattro spiccioli le ricchezze della propria terra
agli emissari delle multinazionali straniere, mantenendo nella fame il
proprio popolo.
Che domanda vorreste che vi facessi?
“Che domanda vorreste che vi facessi?”
Immagine di copertina: Bianco-Valente – courtesy gli artisti, ph. Ciro Discepolo
Intervista a Bianco-Valente a cura di Federica Fiumelli per FormeUniche
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