Un mio autoritratto? Avrei voluto avere i capelli della venere di Botticelli, il sorriso della Gioconda, gli occhi alla Picasso, il collo alla Modigliani, i colori di Matisse, il corpo scolpito da Canova e la grazia delle muse Preraffaellite; avrei voluto essere di una bellezza fredda e smaltata alla Otto Dix per giocare una partita a scacchi con Duchamp in un bar dalla grande vetrina come quelli di Hopper. Per il futuro mi piacerebbe rimanere impressa come un’icona pop di Warhol e volare nell’altrove come gli amanti di Chagall.

giovedì 23 febbraio 2012

Compro dunque sono. Cartesio ai tempi del consumismo.

Barbara Kruger. Questa donna ha la mia stima.
Ha la mia stima, perché con semplicità arriva come una freccia scoccata dal miglior arciere.
Fotografa americana.
Crea immagini-collage, con una grafica accattivante e diciamolo, veramente semplice.
Prevalenza di bianco e nero con inserti rossi, la scelta di font, carattere, colori non ci sono dubbi che attirano la nostra attenzione.
Le grafi-kruger piacciono. Sono esilaranti soprattutto come messaggi.
Messaggi che dissacrano gli stereotipi e i cliché contemporanei riguardo al ruolo femminile, e alla società in generale.
"Shop therefore I am." Quale frase migliore per celebrare l'epoca del consumismo sfrenato di oggi? 
Cartesio  approverebbe. Il pensiero oggi però sembra una condizione non necessaria per essere.
E se la mercificazione trionfa, almeno speculiamoci un pò su creando come fa la Kruger messaggi pubblicitari che arrivano dritti dritti al nocciolo.
Non a caso l'arte della Kruger si può definire concettuale
Ah non dimentichiamoci che è stata anche compagna di studi di niente poco di meno che Diane Arbus. Non poco.


post by: FEDERICA FIUMELLI














sabato 18 febbraio 2012

Io ci darei una mano di bianco!

Cinque nomi come cinque le dita di una mano.
Perché no? Io ci darei una mano di bianco.
Il colore bianco come unico protagonista di opere famigerate, strettamente connesso alla fenomenologia, all'esistenzialismo, e allo zen.


Diversi artisti hanno deciso di usare il total white nei loro lavori.


1958. Yves Klein nella galleria vuota, con pareti totalmente bianche, non a caso, il titolo del tutto è IL VUOTO.






E come dimenticare Rauschenberg con la serie di quadri bianchi? 
Non a caso bisogna ricordare la collaborazione e l'amicizia con il grande John CAGE, l'indimenticabile performance di silenzio 4.33''.








E come dimenticare gli Achromes di Manzoni? Vero trionfo softness, con materiali morbidi e bianchissimi.



Una delle ultime sfilate di Comme des Garcon dimostra proprio come i linguaggi artistici si ibridino insieme. Appena vista la sfilata, gli abiti mi hanno ricordato proprio gli achromes manzoniani proprio menzionati sopra.


E per concludere vorrei inserire nella rosa bianca dei cinque, un artista contemporaneo giapponese, che crea  delle meravigliose installazioni total white con polistirolo e luci. L'effetto è puro ice.
A voi Yoshiaki Kaihatsu




La parola d'ordine che unisce e lega queste opere cronologicamente differenti ma tematicamente vicine è sicuramente infinita leggerezza.


post by: Federica Fiumelli

giovedì 16 febbraio 2012

Peperone numero trenta

"Peperone numero trenta" è il nome di una delle foto più famose di Edward Weston, fotografo statunitense dei primi decenni del '900:







Guardate con attenzione questa foto; cosa vedete? Solo un peperone?

Non avete fantasia!

 Io non vedo solo un semplice ortaggio..
..vedo due corpi che si abbracciano appassionatamente!

Secondo me Edward Weston con un semplice click è riuscito a catturare la poesia della natura intorno a noi, ne ha tratto l'essenza.

Questo fotografo vuole farci capire che anche l'oggetto più banale può trasmetterci qualcosa se visto in maniera diversa..

L'arte, in qualsiasi forma essa sia, serve proprio a questo.. a farci guardare il mondo in un'altra prospettiva.. e a ricordarci che "non esiste una cosa più poetica di un'altra.."; anche un semplice peperone, può essere magico quanto un cielo stellato o un tramonto sul mare..


Ecco altre due sue foto famose: una conchiglia e una foglia di cavolo:





P.s.
La foglia di cavolo ha qualcosa di tremendamente poetico..
 
 Giulia Ballotti
 


Che cosa può un corpo?

1959. Congo. Nacque un uomo dal nome Olivier de Sagazan.
Un artista.
Una domanda: Che cosa può un corpo?
Ebbene nelle foto, nei quadri (le tele sono state dipinte sulla base delle fotografie scattate durante le performance), nei video delle performance di de Sagazan, il corpo viene creato, ricreato con la materia stessa.
Alcuni scrivono che sembra rienterpretare i mostri di Bacon.
A me ricorda anche Gunter Brus appartenente all'azionismo viennese.



Demone, animale mitologico, statua colante, involucro di cera sfatta, materia molle e informe. De Sagazan gioca con il fango, modellandolo, gioca con la polvere e con due colori principali, il rosso e il nero.
Sembra appunto rifarsi al teatro degli orrori di Artaud e al nonsense di Beckett per incarnarsi anche in Bacon.

La sua è una metamorfosi continua e quasi mostruosa.
L'individuo, si distrugge e si ricrea dalla sua stessa informità materica.
E' estremamente interessante l'idea di poter essere artefici della modellazione del proprio involucro, essere i propri scultori.
Sono espresse varie fasi, come la nascita nella, alla, per la, con la, della FORMA.
La sparizione di ogni figura è qui celebrata, i modelli fissi non sono più possibili. E' la caducità del mutamento il vero trionfo.


                                                                    post by: Federica Fiumelli












I video delle performance.




venerdì 10 febbraio 2012

Essere artista. Non abusiamone!

Recentemente mi hanno colpito le parole scritte da Massimiliano Simoni, sei anni fa in occasione del libro-catalogo "Il marmo e la celluloide", dove sono raccolte numerose opere legate all'intreccio arte e cinema.
Quello che mi ha colpita è la definizione di artista che adesso cito:

"L'artista è un poeta, è un visionario, è un innamorato perenne che trova nelle varie forme espressive legate al tempo in cui vive, l'esplicitazione del sentimento più recondito che alberga nella sua anima. 
Non importa se esso è scultore, pittore, mosaicista, attore di teatro, di cinema, poeta, mimo, ballerino, comico, cabarettista, guitto, è la forza del sentimento e la capacità di comunicarlo che lo fa grande davanti al pubblico.
Passare da un laboratorio polveroso di marmo, agli odori intensi di una fonderia del bronzo, ai camerini di teatro, agli atelier, alla gallerie, ai cinema, parlare con gli artigiani, gli artisti, gli attori, i critici, con le maestranze, i facchini, i trasportatori, gli allestitori, è sicuramente un'esperienza unica e magica.
Dialogare e discutere oggi con gli amici scultori, interpreti e attori di questa grande storia, è sicuramente un grande privilegio. Capire dalla loro parole, dal loro entusiasmo di eterni bambini sempre alla scoperta del nuovo, l'importanza della tradizione, della scuola, dello studio, ti fa discernere che cosa sia arte e cosa sia spazzatura. Non importa se figurativa, se astratta, se concettuale, l'opera d'arte è tale se ti stimola e provoca una violenta emozione, un artista è Maestro se crede fino in fondo a quella emozione che la sua opera ha generato......Uomini che fanno della loro arte una ragione di vita e non di commercio.
Ho imparato negli anni a rifuggire ai falsi profeti che cavalcando miti e slogan del momento (pace, giustizia, anti di qua e di là) ottenebrano le menti e condizionano le masse, inseguendo l'unico fine del successo e del denaro, con strumenti di dubbio gusto e di scarsa arte."




Proprio ieri, leggendo Artribune, ho letto un pezzo interessante che si lega con l'essere artista, l'abuso del termine oggi, e la mediocrità che trova la solo finalità nel successo.
Cito:

"Chi raggiunge il successo crede di emanciparsi dalla mediocrità che lo ha eletto. Il successo gratifica chi ha evidentemente temuto di essere mediocre. La bravura non è una qualità intrinseca ma una convenzione sociale a cui necessariamente aderiamo. La nostra consacrazione coincide sempre con la nostra caricaturizzazione, con la servile adesione ad un modello imposto.
Molti artisti pensano davvero di essere delle miniere di diamanti. Ancora più patetica è la predisposizione del loro pubblico a crederlo. Credere di esprimere qualcosa di speciale è presumere che tutto il resto non lo sia abbastanza. Ma niente è speciale, tranne quello che supponiamo esserlo. L'arte è un sistema arbitrario di valore e laddove non è possibile speculare con essa, diventa semplice folclore."

Io credo fermamente nella gavetta, nell'impegno costante, nello studio e nell'umiltà, credo il successo sia solo una questione temporale (passeggera) che può portarti in alto, ma allo stesso tempo gettarti nei fondali, come la più maldestra marea. Il successo è un falso amico, e soprattutto non è determinante di ciò che veramente è arte.
Non voglio infamare il successo, è logico che a chiunque piaccia diffondere il più possibile la propria arte, il punto è che oggi, soprattutto attraverso la televisione (strumento di comunicazione che amo, ma che ahimè oggi è venditore di ben poca frutta fresca) passa un messaggio estremamente sbagliato, come quello che per essere famosi occorra semplicemente apparire nel piccolo schermo, con capacità...di non sapere e di non sapere fare assolutamente nulla.

Io credo che per essere artista non occorra dirlo, basta esserlo anche silenziosamente, il silenzio arriva comunque e talvolta è più forte di qualsiasi rumore superfluo.




                                                                post by: FEDERICA FIUMELLI

giovedì 9 febbraio 2012

SHAME - UN FILM DI STILE



Un'opera che merita considerazione per la complessità di elementi tecnici e
formali di grande livello è - Shame - seconda pellicola di Steve Mcqueen,
regista e videoartista inglese presentata in concorso alla 68ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.



A cominciare dall'intreccio narrativo - incentrato sul dramma esistenziale dell'uomo contemporaneo, interpretato dal protagonista maschile Michael Fassbender la cui caratteristica principale è un'ossessione compulsiva di natura sessuale, una vera e propria dipendenza dal quale non riesce a liberarsi;
- il film si avvale anche di scelte fotografiche e musicali che riflettono chiaramente questa condizione di disagio.


Mi soffermerei proprio sulla fotografia di Sean Bobbitt - asciutta, essenziale in quanto eco del nulla, ma comunque realistica. I soggetti in prevalenza nudi e ripresi attraverso prospettive mai casuali, sono avvolti da una luce fredda, ghiacciata in cui si percepisce tutta la tristezza di una condizione.


















Anche le musiche originali di Harry Escott e i motivi classici di J.S.Bach contribuiscono ad esprimere quel senso doloroso ma anche spirituale.
L'interpretazione di "New York,New York" cantata da Carey Mulligan, sorella
del protagonista nel film, è una sequenza mozzafiato.
Tanto di cappello al super stile di Mcqueen, all'uso della fotografia e musica
perfettamente equilibrate anche se valutando il film nell'insieme non l'ho trovato convincente. 




 Unravelling – Harry Escott






Shame - New York, New York!




                                                                                                                  post by: MARICA

mercoledì 8 febbraio 2012

E tu? Prima di morire cosa vorresti fare?

Candy Chang, è un'artista che si occupa di arte pubblica, diciamo che uno dei suoi desideri è sicuramente quello di rendere la città un punto più confortevole e perché no più "artistico".
Vive e lavora a New Orleans.
Una delle sue recenti istallazioni è appunto "Before I die".
L'artista ha trasformato la parete di una casa in una sorta di lavagna dei desideri, dove troviamo ripetuta per innumerevoli volte la frase "Before I die I want to" seguita da puntini in modo che ogni persona potrà così scrivere il proprio seguito.
Sono infatti presenti nell'istallazione gessetti colorati con i quali scrivere.
Chiunque di noi, credo, abbia una sorta di scaletta dove vengono riposti i desideri di azioni da compiere prima del fatidico ultimo respiro.
La lavagna si mostra così come uno spazio urbano costellato di stravaganti sogni. Quel muro diventa così di dominio pubblico dove poter condividere un proprio sogno.
Quindi cos'è veramente importante per voi? Quale potrebbe essere quella priorità da compiere prima di morire?


Le risposte iscritte su quello spazio sono state svariate come:


"Prima di morire voglio...cantare per milioni di persone, vedere la laurea di mia figlia, mangiare un'insalata con un alieno, vedere le foglie che cambiano molte volte, cucinare un soufflé, aiutare numerosi bambini, vedere quello che io sono da vecchio, dire a mia madre che le voglio bene, fare la pace con Ohio, abbandonare tutte le insicurezze, essere completamente me stesso, evaporare nella luce.."


Ecco alcune foto dell'istallazione:
















Per concludere cito dal sito della stessa artista:
"La morte può ispirare la vita"


                                    
                                     post by: Federica Fiumelli